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SPINNING E  e… ALTRO qualche riflessione in attesa del 2000

 
Tra le varie tecniche di pesca lo spinning (più noto come “pesca a lancio”) è quella che stupisce di più: infatti non sembra possibile che vari pesci si lascino ingannare da esche metalliche che non assomigliano a nulla di commestibile.
Questo almeno è quello che i “non addetti ai lavori” pensano normalmente.
Se poi si analizza meglio il tutto vediamo che il comportamento dei pesci non è poi così inspiegabile. Precisiamo subito che non tutte le specie sono insidiabili a spinning: trote, lucci, persici e cavedani sono gli obiettivi “classici” in quanto dotati di un forte istinto predatorio.
Lo spinning agisce proprio su questo: l’esca non viene attaccata “per fame” ma perché ha “provocato” il pinnuto con le sue vibrazioni, il movimento e –molto meno- con il colore.
Diciamo questo perché, anche quando si usano delle imitazioni di pesci, quelli che rendono di più sono quelli muniti di una paletta in plastica che ha il compito di fare affondare l’artificiale, ma anche e soprattutto, di farlo vibrare e muovere in un certo modo.
Nel biellese (e dintorni) la pesca a spinning è abbastanza praticata nei principali torrenti “da trote” (Cervo, Elvo ecc.) pochissimo negli affluenti minori e quasi per niente nella “bassa”.
Questo perché vige l’errata convinzione che si possa pescare a lancio solo dove (e quando) c’è molta acqua e che questa tecnica “renda bene” solo a trote.
In occasione dei prossimi articoli sull’argomento si potranno esaminare più in dettaglio alcuni aspetti “pratici” dello spinning ma per ora limitiamoci a qualche consiglio di base utile a chi volesse conoscere meglio (o imparare) questa tecnica di pesca:
·        Non credere che con una nuova canna supertecnologica o con un nuovo artificiale i risultati possano migliorare di colpo: la pratica, l’osservazione e tanta passione sono gli “ingrdienti” che servono;
·        Mai dare retta a quelli che dicono di usare fili sottilissimi: 0,18 diametro minimo per trota e cavedano, 0,25 (con cavetto) per il luccio;
·        Essere curiosi e mai pigri: i posti migliori per pescare non sono quelli dove vanno tutti e certamente non saranno quelli facilmente raggiungibili.
Quando si parla –o si scrive- di pesca si tende sempre ad occuparsi troppo di tecnica e di catture e poco di VERI problemi che minacciano l’esistenza stessa di questa splendida disciplina: inquinamenti, canalizzazioni e cementificazioni sconsiderate, prelievi selvaggi di acqua e ghiaia, una legislazione superata e troppo permissiva in materia di pesca, l’integralismo ambientalista che ha permesso lo scempio perpetrato dai cormorani. Questi ed altri ancora sono gli argomenti ai quali tutti i pescatori (e non solo) dovrebbero essere più interessati tralasciando i soliti mugugni e le “frasi fatte” di circostanza.
Di tutto questo –e non solo- speriamo di poterci occupare nei prossimi articoli.
MARCO PESSINA

 

 

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